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Frasi, citazioni e aforismi sulle dimissioni

Dimissioni - Aforisticamente

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Presento una raccolta di frasi, citazioni e aforismi sulle dimissioni e il dimettersi. Tra i temi correlati si veda Frasi, citazioni e aforismi sul licenziamento, Frasi, citazioni e aforismi sulla politica, Frasi, citazioni e aforismi sul cambiamento e il cambiare vita e Frasi di auguri per il collega che va via.

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Frasi, citazioni e aforismi sulle dimissioni e il dimettersi

Dimissioni

Ho dato le mie dimissioni, ma le ho rifiutate.
(Winston Churchill)

“Mi dimetto perché i continui scandali hanno posto fine alla mia carriera politica”.
“E cosa hai intenzione di fare?”
“Voglio diventare presidente”.
(Fabrizio Caramagna)

Questa è la mia lettera di dimissioni dal servizio. Esco di scena in punta di piedi senza far rumore. Nel tempo che verrà non ci sarà bisogno di gente come me perché non ci sarà più nessuna democrazia da salvare ma solo interessi privati, lotte per più potere e denaro
(Dal film Romanzo criminale)

Così mi dimisi. E in Italia le dimissioni sono un atto rivoluzionario.
(Dino Zoff)

In Italia le dimissioni si chiedono, non si danno.
(Roberto Gervaso)

Da noi nessun ministro si rassegna a rassegnare le dimissioni.
(Fabrizio Caramagna)

L’italiano non si dimette mai (…) Persino il verbo “dimitto”, nella lingua madre – il latino – è solo transitivo: “mandar via, licenziare, congedare”. Non esiste la forma riflessiva “se dimittere”, che in italiano è dunque un francesismo, un’astruseria, una obliquità riportata. Al massimo potrebbe “abdicare” come Napoleone che, scrisse De Santis, “non si dimette ma abdica all’Impero di Francia, al regno d’Italia e si ritira all’Elba”.
(Francesco Merlo)

In Italia non è previsto Cincinnato. Non ci sono dimissioni. Al loro posto ci sono rimozioni-promozioni, fughe, avvisi di garanzia, intercettazioni telefoniche, esilio e latitanza, temporeggiamenti, conflitti di interesse, leggi ad personam. Ci sono, molto spesso aggirati da trucchi “legali”, i pensionamenti.
(Francesco Merlo)

In Italia abbiamo inventato le “quasi dimissioni”, come il “quasi gol”, il “quasi alleato”, il “quasi amico” che ovviamente è anche “quasi nemico”.
(Francesco Merlo)

Un paese che non conosce l’istituto delle dimissioni riflessive, “mi dimetto perché sono inadeguato”, è un Paese malato, gerontocratico, un paese dove il vecchio resiste ai giovani che sempre, per legge naturale, lavorano alle sue dimissioni.
(Francesco Merlo)

Solo quando il lavoro è quello testamentario, biblicamente inteso come pena, allora le dimissioni diventano un’aspirazione, una liberazione. Ma si tratta di lavori usuranti, come l’operaio d’altiforno, l’autista di mezzi pubblici, lo spazzino, il minatore.
(Francesco Merlo)

Ci si dimette per immettersi nella pienezza della realtà, dei sentimenti, delle emozioni. Ci si può dimettere da manager, per immettersi nel padre di famiglia, nell’amico. Ci si può dimettere dalla direzione di un giornale per curare se stessi, i parenti, gli amori, la scrittura, i viaggi, lo studio, gli affari.
(Francesco Merlo)

Il silenzio fu interrotto dal rumore improvviso di una sedia spostata, il ministro della cultura si era alzato e annunciava dal fondo con voce forte e chiara, Presento le mie dimissioni.
(José Saramago)

Le dimissioni devono essere chieste da ognuno. Il presidente non vuole deludere nessun cittadino.
(Milivoje Radovanović)

Abdicare è una parola che in politica non si sente usare più fa tempo. Se continua questo attaccamento alla poltrona, presto lo stesso destino toccherà alla parola “dimissioni”.
(Fabrizio Caramagna)

Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me.
(Groucho Marx, dimissioni dal Friar’s Club di Hollywood)

Casa è dove si va quando non si ha niente di meglio da fare.
(Margaret Thatcher, Da un’intervista rilasciata sei mesi dopo le dimissioni, 1991)

Nella politica italiana non perde mai nessuno. Non vincono, ma non perde mai nessuno. Dopo ogni elezione resta tutto com’è. Io sono diverso, ho perso e lo dico a voce alta… anche se con il nodo in gola, perché non siamo robot.
(Matteo Renzi, dal discorso durante il quale ha annunciato l’intenzione di rassegnare le dimissioni dopo l’esito del referendum costituzionale, 2016)

Oggi è il giorno della liberazione dell’Italia.
(Pier Luigi Bersani, dopo le dimissioni di Silvio Berlusconi, 2011)

Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi, soggetto a rapidi mutamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di san Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma.
(Papa Benedetto XVI, annunciando le sue dimissioni, 2013)

Non guardo i telegiornali, ti fanno solo venire voglia di rassegnare le dimissioni.
(Richard Jenkins)

Il governo ha finalmente infuso un certo ottimismo. Ha annunciato le sue dimissioni.
(Aleksandar Čotrić)

Anche gli altri nostri ministri pensavano di dimettersi per ragioni morali, ma ad alcuni mancava la ragione, ad altri la morale.
(Bojan Ljubenović)

In Italia, il modo più sicuro per conservare il proprio posto è minacciare le dimissioni.
(Roberto Gervaso)

Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello di rassegnare le dimissioni, soprattutto perché se per qualsiasi cosa la colpa è dell’allenatore allora resto per fare il capro espiatorio.
(Massimiliano Allegri)

Se ha detto di lasciare il marito, questo significa unirsi con me. Sono io pronto a questo? Come la porterò via adesso, se non ho denari? Ammettiamo che a questo potrei provvedere… ma come portarla via se sono tuttora in servizio. Ma se l’ho detto, è necessario che io sia pronto a farlo, debbo cioè avere del denaro e debbo dare le dimissioni.
(Lev Tolstoj, Anna Karenina)

E’ sempre su una dimissione collettiva che i tiranni fondano la loro potenza.
(Maurice Druon)

Dimettersi. Rinunciare a un onore per un vantaggio, o rinunciare a un vantaggio per un vantaggio maggiore.
(Ambrose Bierce)

Se la libertà è oggi umiliata o incatenata non è perché i suoi nemici hanno usato il tradimento, è perché i suoi amici hanno dato le dimissioni.
(Albert Camus)

Quello che ci frega non è il pessimismo, non la depressione, non il malumore. Quello che ci frega, e ci fa alzare al mattino, e non ci fa disertare, è l’ottimismo. Se il nostro sguardo sul mondo fosse un poco più lucido avremmo già dato, da tempo, le dimissioni.
(Michele Serra)

Abdicare alla vita per non abdicare a se stessi.
(Fernando Pessoa)

All’uomo superiormente intelligente oggi non rimane altra via che l’abdicazione.
(Fernando Pessoa)

Signore, a fare data dal mese prossimo
voglia accettare le mie dimissioni.
E provvedere, se crede, a sostituirmi.
Lascio molto lavoro non compiuto,
Sia per ignavia, sia per difficoltà obiettive.
Dovevo dire qualcosa a qualcuno,
ma non so più che cosa e a chi: l’ho scordato.
Dovevo anche dare qualcosa,
una parola saggia, un dono, un bacio;
ho rimandato da un giorno all’altro. Mi scusi,
Provvederò nel poco tempo che resta.
Ho trascurato, temo, clienti di riguardo.
Dovevo visitare città lontane, isole, terre deserte;
le dovrà depennare dal programma
o affidarle alle cure del successore.
Dovevo piantare alberi e non l’ho fatto;
costruirmi una casa, forse non bella,
ma conforme a un disegno.
Principalmente, avevo in animo un libro meraviglioso,
caro signore,
che avrebbe rivelato molti segreti,
alleviato dolori e paure,
Sciolto dubbi, donato a molta gente
Il beneficio del pianto e del riso.
Ne troverà traccia nel mio cassetto,
in fondo, tra le pratiche inevase.
(Primo Levi)

L’uomo di oggi, soprattutto, ha perso il gusto delle grandi attese, degli interrogativi radicali, degli ampi orizzonti. La perdita di questa nostalgia dell’infinito da cui proviene e a cui è destinato lo rende meschino, curvo sulle piccole cose, sulle modeste mete, sulle recriminazioni davanti a ogni minimo ostacolo, pronto a dare le dimissioni di fronte a una vita che può essere una scalata.
(Gianfranco Ravasi)